20 gennaio 2006

Colpi di coda


Cosa succede quando una tipa con la bizzarra inclinazione per le ricette slow (nel senso da slowfood, quindi per la serie tradizioni da salvare, ma anche di lenta lavorazione) si mette in mente di cucinare un piatto che non appartiene alla sua zona ne' alla sua cultura, che non ha mai mangiato e neppure mai visto?!? Dipende. Dipende da chi è la tipa, ovviamente. Se si tratta di Gennaresa la cosa non comporta nessun problema: a lei l'attitudine alla cucina scorre nel sangue e amen; se invece si tratta di Marì (anche un po' -ber) la faccenda si complica. Ella, si sa, parla tanto di cucina, ma non cucina quasi mai. Quindi si accinge all'arduo compito dopo aver scandagliato il web e stressato conoscenti e sconosciuti per giorni e settimane e mesi. Siccome ella sarei poi io, la smetto di esprimermi in terza persona come un capo indiano o una velina intervistata da Marzullo, e vi racconto. Un bel giorno di ottobre il marito di mia madre, persona che adoro anche (ma non solo) perché storditamente mi ritiene una che cucina bene, rammentando i suoi giovanili anni romani dice con aria sognante -ah, la coda alla vaccinara .... e attacca a raccontare suggestioni e profumi, la zia che tagliuzza il sedano, il pentolone di coccio sul fuoco per ore, e quel tocco di cacao che allora a lui sembrava un' inconcepibile stravaganza... Naturalmente mi sbilancio e dico subito, ottimista: -Chiedo in giro e te la faccio! Scopro poi, con un certo sconcerto (bello, eh, certo sconcerto?!?) che la coda alla vaccinara si fa per forza con la coda. Ammetto che a questa arguta conclusione gente più in gamba di me sarebbe arrivata subito, ma io mi illudevo che una sorta di spezzatino alla vaccinara avrebbe sortito pressocché lo stesso effetto madeleines. Ebbene no: si narra che la particolare cartilaginosi... cartilaginei... insomma, che 'sta coda abbia il suo perché, e solo con essa (che coerentemente chiamerò CODESTA) si ottenga una certa peculiare consistenza del sugo. Ora: io abito a Sanremo, dove non è che la coda alla vaccinara figuri proprio tra i piatti più gettonati, inoltre l'ultima volta che ho visto una mucca intera e viva avrò avuto otto anni... che ne so io di code? Partono le indagini. E devo denunciare con rammarico che la gente mostra una certa reticenza a parlare di coda. O forse di vaccinara, non so. In pratica il mondo si divide in due: quelli che dicono: piji 'na coda e la cucini, che 'cce vo' e quelli che ne sanno come me. Per non parlare del macellaio... mi fa capire chiaramente che perché mi riservi una coda da vaccinare, io dovrei prima essere moooolto gentile con lui (... nel senso di presentargli una mia amica più carina e più giovane di me, chiaro). Insomma, ad ottobre abbandono il progetto. A gennaio, però, un uomo dal fascino magnetico - tal Demerara da Tigliole - commette l'imperdonabile errore di cucinare codestacoda e di parlarne in termini entusiastici in chat. E' finita. O meglio, ricomincia l'ossessione: riapro le indagini a spaglio, ma senza interrompere il terzo grado tormentoso e quotidiano al suddetto U.D.F.M. che - dapprima disponibile, poi viavia sempre più provato - tenta di chiarire tutti i punti oscuri. Nel frattempo scandaglio tutte-le-ricette-disponibili-in-rete-e-altrove, le raffronto, le soppeso, ne studio il pedigree (scartando quelle dalla paternità incerta e dalla provenienza dubbia) e... beh, le mescolo, ottenendo la formula magica che foooorse un giorno vi svelerò. Prometto al macellaio di presentargli Demerara (... eh, sì, avevo equivocato i suoi gusti) e riesco a farmi vendere una coda. Ahhhh... che sollievo... il più è fatto. Anzi, no: adesso mi tocca cucinare!!! Mariber

Gli Scribacchini ringraziano Alberto per il disegno

Etichette: ,

7Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto:

Se ti può servire io ti posso mandare la ricetta del "rabo de toro", che è la coda del toro da corrida; qui non è stagione, perchè le corride sono in settembre, ma tieni presente che tutto fa brodo!

21/01/06, 21:37  
Anonymous Anonimo ha detto:

Promemoria: ricordarsi di preparare la macchina per la prossima volta che combino un disastro (che succede, mari'berr... succede! Soprattutto quando decido di provae nuove ricette...;-)))

Ma mo', la coda, quando ce la cucini? :-D

gennaresa

21/01/06, 21:40  
Anonymous Anonimo ha detto:

Lode a te e all'U.D.F.M. Attendiamo il seguito a bocca aperta ;-) Smack. Kat

21/01/06, 21:43  
Anonymous Anonimo ha detto:

Non capisco, proprio non capisco.
Piji 'na coda e la cucini, che 'cce vo'?

Scerzo,mai fatta in vita mia e nemmeno mai mangiata, nonostante i molti amici romani..

22/01/06, 22:02  
Anonymous Anonimo ha detto:

Lina, avevi proprio ragione...
E' venuta buonabuona, ed è stato facilefacile :o)

23/01/06, 08:22  
Anonymous Anonimo ha detto:

Marina, io non ho dubitato neppure per un attimo che la tua coda alla vaccinara del ponente avrebbe avuto successo.
Magari certe mie risposte ti possono essere sembrate un po' troppo naïf.
Curiosità, per quanto tempo l'hai cotta?
Più di tre ore e mezza, o 'circa due ore'?
Con crescente stima ed immutato ammore, Demerara da Tigliole d'Asti

20/02/06, 17:30  
Anonymous Anonimo ha detto:

L'ho cotta circa 4 ore: era tenerissima ma quasi completamente staccata dalle ossa... forse con un quarto d'ora meno di cottura si sarebbe presentata meglio, alla vista.
Baci ardenti e appassionati
(di stima te ne parlo nantravorta)

21/02/06, 08:21  

Posta un commento

<< Home