05 aprile 2007

Di Chiocciole, Insalate, Nonni e Nipotine


- Okay - disse il nonno, che ormai si ritrovava questa parola inglese sempre più spesso sulle labbra - e allora d’accordo: tu al tuo cartoon, e intanto io a fare qualcosa nell’orto, perché se le lumache non mi vedono, addio insalata!
Amy, che già stava per rientrare, si fermò di botto.
- Perché addio insalata?
Il nonno allargò le braccia.
- Perché quelle vanno pazze per la lattuga - rispose - e se non mi vedono, c’è il rischio che non ne resti foglia. E senza lattuga niente insalata.
Amy, che attorno a sé, a scuola o alla TV, ascoltava voci sempre più appassionate in difesa degli animali, e teneva sul comodino una bellissima chiocciola d’argento, tornò sui suoi passi.
- Ma se ti vedono, cosa succede: gli fai paura?
- Allora diciamo che se non mi faccio vedere, per loro è Pasqua. Se invece arrivo prima io, allora è Quaresima. Ma dopo ti spiego.
Alla nipotina, la cosa non suonò molto chiara. La faccenda del nonno che faceva da Pasqua e anche da Quaresima continuò ad entrarle e ad uscirle dalla testa anche dopo, in casa, mentre seguiva il cartoon con le comiche mirabilie del Gatto Silvestro, sprofondata nella poltrona che era stata della nonna. Alla fine si stufò, balzò in piedi e si avviò dietro casa, verso l’orto: un grande patchwork di tanti verdi rettangolini, ma di un verde diverso l’uno dall’altro.
Il nonno, curvo su uno di questi, fitto di larghe foglie che forse erano proprio di lattuga, stava spargendo torno torno da un sacchetto che reggeva in mano, qualcosa che somigliava a granelli di sabbia. La bambina gli si avvicinò e lo tirò per la camicia.
- E le chiocciole, nonno? Sei arrivato prima di loro?
- Tardi, stamattina abbiamo fatto tardi. Le lumache se la sono già fatta una bella colazione.
Gli occhi di Amy si accesero di contentezza.
- Proprio come noi, allora!
- Più o meno. Guarda un po’ qui.
La bambina si abbassò sulle ginocchia e, abbassandosi fino quasi a terra, scorse una sorta di galleria che si inoltrava tra le foglie della lattuga, diligentemente smangiucchiate lungo il gambo.
- Colazione a base di buona lattuga, fresca e tenera - commentò il nonno, piuttosto contrariato.
- Chissà che scorpacciata! - esclamò allegramente Amy - dovevano essere proprio affamate, le tue chioccioline …
- Può darsi. E sanno scegliere: sono due mesi che vengo qui ogni giorno per farla crescere bene, questa lattuga …
- Le chioccioline di sicuro ti ringraziano.
- Dici? Mi fa piacere. Solo che la lattuga mi piacerebbe anche mangiarla. Penso che piaccia anche a te, in insalata con un po’ di pomodoro …
- Certo che mi piace! Ma qui ce n’è per tutti: anche le lumache hanno diritto di mangiare.
Il nonno si piantò le mani sui fianchi e parve spazientito.
- Però se qui non si fa qualcosa, della lattuga non vediamo neanche più l’ombra!
La nipotina si fece seria e replicò che nell’orto c’era un sacco di altre cose da mangiare. Il nonno ribatté che se non le avesse ostacolate, le lumache si sarebbero divorate tutto l’orto.
- È giusto che mangino anche loro - fu la asciutta risposta della bambina.
Il nonno sbottò.
- E vada per le tue lumache, allora. E per i topi, i lombrichi, i maggiolini e l’infinità di insetti che vanno all’assalto di pomodori, fagiolini, cavoli, carote, radicchio, cipolle, prezzemolo e tutto il resto? Devo lasciarli fare?
Amy fece spallucce.
- Non lo so. Ma tutti devono mangiare - concluse con piglio corrucciato.
Così, sotto il sole ormai alto sull’orizzonte, tra la nipotina e il nonno si accese una discussione serrata, che divagando tra gli ortaggi freschi e gli ortaggi congelati nelle confezioni vendute nei supermercati, lavoro per produrli, insetti in cerca di cibo, “diritti” degli animali e “diritti” degli uomini di chiamarli parassiti e di combatterli, non portò da nessuna parte e lasciò tutt’e due nelle proprie posizioni:il nonno fermo sulla necessità di difendere la sua lattuga, ferma la bambina sul diritto delle lumache a sfamarsi. La situazione precipitò verso l’arrabbiatura quando saltò fuori che il nonno, per sbarrare la strada alle chiocciole, spargeva là attorno della sabbia, che si attaccava al corpo molliccio delle lumache impedendogli di respirare così che, mezzo morte, lui le raccoglieva e le buttava. Amy trovò che era una vera e propria crudeltà, le venne da piangere e scappò a nascondersi in casa.


Di sottecchi, attraverso le nuvolette di fumo azzurrognolo della pipa, tratto tratto il nonno osservava la nipotina, venuta silenziosamente a sedersi sotto il portico, all’estremità opposta della lunga panca addossata al muro. L’aria imbronciata, gli occhi piantati sul videogioco stretto tra le mani, Amy dava l’impressione di voler stare sola, e il nonno, senza dir nulla, continuò a fumare, almanaccando dentro di sé certe cose venute a girargli per la testa, a proposito dell’orto, della lattuga, delle lumache e di tutto il resto. La pipa ad un certo punto s’impuntò e non volle saperne di continuare il suo compito. Il nonno verificò, provò a rimestare quel po’ di tabacco mezzo incenerito rimasto sul fondo, infine si arrese, e per scuoterne via i residui, dette due o tre colpettini (ma con garbo) sull’angolo della panchetta. Parve proprio un segnale e istintivamente Amy volse il capo, gli sguardi si incrociarono e il nonno colse l’attimo per far scivolare lungo la vecchia panca un sommesso “buongiorno”.
- Ciao - rispose la bambina, piantando di nuovo gli occhi sul display del cellulare. Però il ghiaccio era rotto.
- Scommetto - attaccò il nonno, riprendendo a trafficare con la pipa - che hai parlato con la mamma.
Amy fece cenno di si.
- Hai fatto bene. E le tue amiche?
- Solo la mamma.
- Le chiamerai un’altra volta, sarà bello lo stesso. Ma adesso, sai Amy, mi piacerebbe far due chiacchiere con l’amichetta delle lumache che mi sta seduta a un chilometro di distanza. Ma come faccio a parlarle da qui: non posso mica mettermi a gridare …
Nel volto della bambina, il broncio lasciò il posto a un mezzo sorriso, e senza alzarsi, puntellandosi sulle mani e sui piedi, si lasciò sdrucciolare fino al fianco del nonno. Sorrise anche il nonno, che al terzo fiammifero e alla terza boccata tirata a vuoto, per la seconda volta, si arrese.
- Questa pipa ogni tanto fa i capricci … - brontolò, e fu come un’esca, cui la nipotina non vedeva l’ora di abboccare.
- Il papà dice che la pipa è per gente che ha tempo da perdere - sentenziò.
- Davvero dice così?
- Dice anche che in macchina quelli con la pipa non si tolgono mai dai piedi.
- Giustissimo - ridacchiò il nonno - con pipe ostinate e capricciose come questa, uno come può andare avanti …
- E allora tu: perché la fumi?
Il nonno sembrò colto di sorpresa. Incrociò le braccia e andò a cercare le parole tra i rami del tiglio.
- Dunque, allora, questa si che è una bella domanda, anche perché, è difficile spiegarlo, insomma, vuoi che ti dica in un orecchio? Il fatto è che le cose stanno proprio come dice il tuo papà: la pipa è una meraviglia per perdere il tempo. Così i pensieri se ne vanno di qua, di là, su, giù, avanti, indietro, dove più gli piace, anche da nessuna parte, ma qualche volta ti portano dove non avresti mai immaginato di arrivare. O di tornare. È capitato anche prima, che avevo del tempo da perdere e la pipa tirava che era un piacere.
La bambina, incuriosita, volle sapere dove la pipa l’avesse condotto, e il nonno, con aria divertita, rispose che prima, mentre lei era nella sua cameretta, lui, senza accorgersene, tra una pipata e l’altra, si era ritrovato nell’orto, con un corteo di chiocciole in andirivieni tra la lattuga, e di lì era ripartito andando indietro nel tempo, quando, ragazzetto, viveva nella fattoria ch’era un tutt’uno con la stalla delle mucche, il recinto dei maiali, le gabbiette dei conigli e galline tacchini anatre e oche sgambettavano dentro e fuori la grande cucina, fino al giorno in cui bisognava, a questo o a quella, tirargli il collo per accontentare un po’ - ma solo un po’ - la fame che non passava mai. A quei tempi, continuò il nonno, a nessuno, ma proprio a nessuno, nemmeno al prete che ogni anno veniva a benedire la terra e tutti quelli che vivevano nella fattoria - nessuno, allora, pensava che alle bestie, come chiamavano mucche, galline e tutto il resto - spettasse qualche diritto. Allora i piccoli facevano a gara nel cortile per acchiappare le galline, il più sveglio riusciva a torcergli il collo prima che a provvedervi fosse la nonna o la mamma, e quando si ammazzava il maiale, in mezzo al cortile, era gran festa per tutto il vicinato, nessun bambino andava a scuola ed era baldoria …
- Non è vero, non ci credo … - lo interruppe la nipotina con voce tremante - e gli animalisti cosa dicevano?
- Gli amici degli animali, vuoi dire? Allora - sospirò il nonno - amici degli animali eravamo tutti, in un certo senso, perché era fame, per chi non ne aveva nella stalla o nella corte, e la fame è una gran brutta bestia, bambina mia, molto brutta. Che tu non hai mai visto, per fortuna.
Amy restò zitta, tutta aggrondata.
- Acqua passata - riprese il nonno - perché il bello viene adesso.
- Il bello? - la bambina si rianimò - Quale bello?
- Tu e le tue lumache: questo è il bello. E la pipa, si capisce, la pipa mi ha fatto girare per la testa tante cose. Per esempio, che i tempi sono cambiati. E poi, appunto, la faccenda delle lumache. Chi lo sa, non ci avevo mai pensato, ma forse hai ragione tu, forse hanno anche loro il diritto di nutrirsi, voglio dire, di stare un po’ di più su questa terra …
- Nonno, nonnello! - In uno slancio di esultanza, Amy balzò al collo del nonno e gli schioccò un bacio sulla fronte - Che bene che ti voglio!
- Okay, okay - scherzò il nonno - ma la lattuga? Come la mettiamo con la lattuga?
- Gliela lasciamo mangiare!
- Noi però restiamo senza.
Amy si fece seria di colpo.
- Non ci avevo pensato - disse a bassa voce.
- Questa è la faccenda - osservò il nonno - e in fondo è sempre la stessa: o mangiamo noi, o mangiano loro.


Seguì qualche momento di silenzio, che il nonno impiegò per cercare di riaccendere la pipa. Questa volta, quasi per sortilegio, la pipa funzionò, e la nuvoletta di fumo azzurro che si levò dal fornello, sembrò annunciare una via d’uscita al dilemma.
- Ma forse si potrebbe tentare - riprese il nonno, guardando con aria dubbiosa la nipotina - forse si potrebbe dividere la terra a lattuga in due zone. Ne difendiamo una, la più grande, perché le lumache non passino, e lasciamo l’altra tutta per loro. Che ne dici?
La risposta fu un gioiosissimo “Wonderful!” a braccia levate e pugni chiusi, come i ciclisti quando tagliano primi il traguardo.
- Come sarebbe … - fece il nonno, ma Amy non perse tempo.
- Dai nonno, dai che lo facciamo! - E, agguantato il nonno per mano, lo trascinò con sé verso l’orto. Qui, insieme, cominciarono con lo stabilire la porzione di aiuola da riservare al consumo domestico e quella da assegnare a pascolo delle lumache.
Circoscrissero questa con un solco e crearono un passaggio di accesso per le lumache munendo le parti inclinate di una compatta barriera di terra e pietruzze.
Ad opera terminata, il nonno si levò è restò, perplesso, a guardare il lavoro compiuto.
- È strano - borbottò - non ci avrei creduto che qualcuno potesse convincermi a lasciar mangiare la lattuga del mio orto alle lumache …
La bambina rise felice.
- Me l’ha detto anche il papà, che ho un sacco di cose da insegnarti!

Tratto da: Lucio Polo - "Ma nonno! Storia di un nonno poeta e di una ragazzina moderna" -
ed. IBRSC 2002

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4Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto:

Come le vostre belle lumachine anche io pianopiano metto il capino fuori dopo i temporali di quest'ultimo periodo.
E se lo faccio, forse, probabilmente, quasi di sicuro, è perchè ogni giorno venivo qui, di nascosto, a spiare cose belle e ad usarvi, piano piano, come il profumo del pane, il compleanno di un canino o un trasloco tanto agognato, come medicina dolce contro la vita un po bastarda!
Grazie, per questa favola dolce, perchè c'è sempre una via di uscita, perchè ci siete, tutti voi.
Potevo dirvelo in privato, con una mail..... ho preferito dirvelo qui.
Le cose belle si condividono.
Vi voglio bene.
mip

05/04/07, 09:30  
Blogger Massimiliano Fattorini ha detto:

bellissima questa storia, mi riporta in mente le discussioni di quando ero piccolo, mentre crescevo in campagna, giocando con gli animali, nell'aia, nei campi

cose che purtroppo molti bambini di oggi non conoscono, e i loro genitori manco se lo sognano.

grazie ancora per questa tenera storia

05/04/07, 13:26  
Anonymous Anonimo ha detto:

ovvero le mie chiocciole ONLUS!

06/04/07, 18:26  
Anonymous Anonimo ha detto:

Mip, grazie a te, grazie per esserci, grazie per essere tu :-)

Max, come hai ragione purtroppo. Io sono fortunata perché vivo in provincia, come dice Remy in "campamontagna", dove ancora ci sono prati e orti e chioccioline. Quando la Pargola era piccola, era un problema farle capire che le sue piccole amiche stavano meglio nel prato sotto la pioggia invece che al calduccio nel suo letto! ;-)

Paola, eggià! Proprio le tue chiocciole onlus! Sicura di nonconoscere il dott. Polo? ;-)))

06/04/07, 22:31  

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